Home Opinioni La malagestione dei progetti socioeconomici
Errore
  • XML Parsing Error at 1:735. Error 9: Invalid character
La malagestione dei progetti socioeconomici PDF Stampa E-mail
Scritto da Silvano Zilli   
Domenica 01 Febbraio 2009 12:15

Il 28 febbraio 1992 a Buie, l’Assemblea dell’Unione Italiana ha approvato tre progetti definiti “imprenditoriali” che “avrebbero dovuto gettare le basi di una possibile futura autonomia finanziaria della minoranza” (riporta “La Voce del Popolo” del 2 marzo 1992) e cioč:
- il “Rinnovo tecnologico della Casa editrice EDIT di Fiume” (approvato con 41 voti a favore e un astenuto);
- la costituzione dell’Agenzia Informativa Adriatica (AIA) s.r.l. con sede a Capodistria (approvato con 41 voti a favore e un astenuto); e
- la costituzione del CIPO s.r.l. con sede a Pola (approvato con 25 voti a favore su 42 votanti).

L’Assemblea dell’Unione Italiana, il 14 luglio 2001, ha approvato l’iniziativa socio-economica relativa alla realizzazione della “Cantina vinicola di Verteneglio”.
Questi, in sintesi, i principali progetti socio-economici approvati con lo stanziamento e il successivo investimento di mezzi pubblici italiani al fine di creare una base economica della Comunitŕ Nazionale Italiana in Croazia e Slovenia.
In merito ai citati progetti, l’Assemblea dell’Unione Italiana :
-il 9 ottobre 2006 a Dignano, ha approvato la “Delibera di autorizzazione di cessione delle quote detenute dalla societŕ Finistria s.r.l. di Fiume nella Otium s.p.a. di Verteneglio” (Cantina vinicola di Verteneglio);
-il 16 luglio 2007 a Umago, ha approvato la delibera con la quale viene dato il “Consenso alla cessione della macchina rotativa Rockwell – Super Community di proprietŕ dell’Ente giornalistico-editoriale EDIT di Fiume alla societŕ per azioni giornalistico-editoriale Novi list di Fiume;
-il 16 luglio 2007 a Umago, ha approvato la delibera di “trasformazione del Centro per l’informatica, la programmazione dei quadri e l’orientamento professionale di Pola, CIPO s.r.l. da societŕ commerciale in ente non profit”.
Riteniamo doveroso esprimere alcune considerazioni sui singoli progetti e i risultati auspicati/(non)conseguiti.

Ente giornalistico-editoriale EDIT di Fiume
Alla firma del Contratto relativo all’iniziativa “Rinnovo tecnologico della Casa editrice EDIT di Fiume”, avvenuta a Pirano il 6 marzo 1992, l’allora Presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, ha dichiarato alla stampa che “sta a noi gestire nel migliore dei modi le opportunitŕ che ci vengono offerte dalla Nazione Madre”.
Oggi, a distanza di 15 anni dalla firma del contratto, ci chiediamo se il progetto sia stato gestito nel migliore dei modi. Vi sono state delle ricadute positive o negative per la Casa editrice e per l’intera Comunitŕ Nazionale Italiana? Gli intenti iniziali sono stati realizzati o disattesi? Il progetto “ha arricchito la soggettivitŕ economica della Comunitŕ Nazionale Italiana” come sostenuto dal deputato connazionale al Parlamento sloveno, Roberto Battelli, in seguito alla seduta dell’Assemblea dell’Unione Italiana (Buie, 28 febbraio 1992) che aveva approvato il progetto?
A mio modesto parere, sembra che tale investimento dell’importo di 6.500.000.000 di vecchie lire (oltre 3,2 milioni di euro) e della durata di dieci anni (che sono giŕ diventati 11 anni e 6 mesi) non abbia prodotto gli effetti desiderati, anzi tutt’altro. La sensazione č che il cospicuo investimento ha assicurato il servizio gratuito di stampa  de “La Voce del Popolo” e di tutti gli allegati e un indennizzo annuale per il subaffitto della rotativa acquistata e messa in funzione, che al posto di venir accantonato per l’acquisto di una nuova rotativa č stato utilizzato per coprire le uscite correnti della Casa editrice. Oggi ci troviamo nella situazione di aver investito oltre 3,2 milioni di euro, di aver stampato gratis “La Voce del Popolo” e tutti i suoi allegati per 11 anni e mezzo e lo potremo fare per altri 2 anni e mezzo, la Casa editrice ha avuto degli introiti pari a 1.900.000,00 DEM (190.000,00 DEM all’anno per 10 anni, ovvero circa 95.000,00 euro all’anno per 10 anni e cioč circa 950.000,00 euro) che ha utilizzato per la copertura delle uscite correnti e noi non siamo piů proprietari di nulla, ma a partire dal 2010 dovremo pagare il servizio di stampa che stando ai dati fornitici ammonta a oltre 60.000,00 euro all’anno. Facendo un breve e approssimativo calcolo e cioč se in tutti questi anni la Casa editrice avesse pagato i servizi di stampa a terzi (60.000,00 euro per 10 anni sono 600.000,00 euro) avremmo di certo speso/investito molto di meno di quanto č stato fatto con il risultato di trovarci nuovamente all’inizio, e cioč senza la rotativa. Quindi, investendo oltre 3,2 milioni di euro abbiamo avuto un ritorno approssimativo di 1.790.000,00 euro (950.000,00 euro per l’affitto rotativa + 600.000,00 euro servizi di stampa + 240.000,00 euro servizi di stampa per il 2006-2009) nel periodo trascorso di ben 14 anni, rimanendo perň senza la rotativa! I calcoli sono sicuramente molto approssimativi, ma non a tal punto da dover risultare raddoppiati per risultare minimamente soddisfacente l’investimento.
Con l’approvazione della delibera relativa al consenso alla cessione della macchina rotativa di proprietŕ dell’ EDIT di Fiume al Novi list di Fiume, sorge spontaneamente una domanda: che cosa succederŕ con il 1 gennaio 2010? A partire dal 2010 l’EDIT dovrŕ pagare oltre 60.000,00 euro all’anno e forse anche molto di piů (i prezzi presumibilmente aumenteranno fino ad allora) quale prezzo dei servizi di stampa del quotidiano “La Voce del Popolo” e dei suoi allegati e di immagazzinamento della carta. Vi saranno delle entrate costanti e sicure per coprire il prezzo di tali servizi senza intaccare gli introiti ordinari giŕ utilizzati per le ordinarie uscite, nelle quali oggi non rientra il prezzo di tali servizi? La nuova uscita finanziaria verrŕ coperta con una nuova entrata finanziaria oppure nell’ambito delle attuali entrate con una diminuzione di altre uscite? La realizzazione di tale nuova entrata viene prevista dai mezzi finanziari a valere sulla Legge 19/91 e successive estensioni, oppure sui mezzi ordinari per il tramite di UI-UPT, oppure dai mezzi finanziari della Legge sulla stampa all’estero, oppure altro?
Ma non basta, nella ripartizione dei mezzi finanziari della Legge 193/04 (stanziamento 2007 e ridestinazione dei mezzi della Legge 19/91 e successive estensioni), approvata dall’Assemblea dell’Unione Italiana il 16 luglio 2007 a Umago, per l’EDIT di Fiume vengono assicurati ben 1.397.861,28 euro (punti 3.3. e 7.3. della “Programmazione delle attivitŕ”).
Avendo presente che :
-ai sensi della delibera dell’Assemblea dell’Unione Italiana (alla sua XV sessione ordinaria tenutasi a Parenzo il 22 aprile 2006) all’EDIT č stato assegnato e devoluto l’importo pari a 444.205,00 euro (per la realizzazione di un ciclo annuale di 11 inserti giornalistici mensili, accomunati dalla testata “La Voce in piů”), dalla ripartizione degli avanzi finanziari, degli interessi maturati e dei mezzi inutilizzati al 31 dicembre 2005 a valere sulla Legge 19/91 e successive estensioni;
-annualmente, grazie all’Accordo Radin-Sanader, all’EDIT viene corrisposto 1 milione di kune in piů negli ultimi 4 anni nell’ambito dei mezzi finanziari ordinari dello Stato croato;
-e senza entrare nel merito delle significative e condivisibili iniziative che si va a finanziare, mi chiedo e chiedo ai lettori : fino a quando e fino a quale importo č necessario giungere individuando fonti e mezzi finanziari per risanare e rilanciare la nostra Casa editrice?
Penso che sarebbe piů che opportuno ottenere dalla Casa editrice una Relazione onnicomprensiva su ciň che č stato intrapreso e portato a termine del “Piano di risanamento e rilancio dell’EDIT”, sugli obiettivi raggiunti e quelli mancati, come pure sull’odierno “stato di salute” dell’istituzione. Il tutto al fine di poter valutare se la nostra azione a favore dell’ente, negli ultimi anni, abbia oppure non abbia delle ricadute positive e se vi siano o meno le necessarie condizioni a breve e medio-breve termine per mantenere e ulteriormente sviluppare, rilanciare l’istituzione, oppure stiamo soltanto agendo da “vigili del fuoco” per permettere all’istituzione di sopravvivere?
In poche parole, gli ingenti mezzi finanziari (naturalmente ci sono anche altri che non ho menzionato) sono stati gestiti in modo indicato e hanno prodotto il risultato che ci si proponeva con l’approvazione del “Piano di risanamento e di rilancio” oppure no? E se il risultato non č soddisfacente, che cosa dobbiamo o siamo ancora in grado di fare e di quanti mezzi finanziari ancora si necessita per poter dire che il nostro risultato č stato raggiunto?
Nell’ambito di questo punto all’ordine del giorno dell’Assemblea dell’Unione Italiana, che si č tenuta il 16 luglio 2007 a Umago, purtroppo (stando almeno all’articolo incentrato sui lavori dell’Assemblea pubblicato su “La Voce del Popolo” del 18 luglio 2007) nessuno dei consiglieri presenti ha posto alcuna domanda, nessuno ha richiesto un Resoconto relativo all’iniziativa “Rinnovo tecnologico della nostra Casa editrice” (incentrato sugli obiettivi raggiunti e quelli mancati, come pure sulle responsabilitŕ in merito), nessuno aveva nulla da dire o chiedere; evidentemente a tutti i consiglieri presenti tutto risulta chiaro, trasparente, positivo, gestito nel migliore dei modi e non si tratta di malagestione dei mezzi pubblici. Sarŕ, forse, per compiacere ai rappresentanti dell’Unione Italiana che della loro funzione hanno fatto la propria professione? Sarŕ, forse, perché proprio loro, quali “insostituibili” dirigenti della Comunitŕ Nazionale Italiana, sono (stati) coinvolti e quindi anche direttamente corresponsabili per tale affare mal fatto? E, come sempre accaduto negli ultimi 15 anni, nessuno ha il coraggio di esprimere un parere contrario per non venir “sacrificato” sull’altare della “Patria minoritaria”?

AIA di Capodistria
In merito alla costituzione dell’Agenzia Informativa Adriatica (AIA) s.r.l. con sede a Capodistria c’č ben poco da dire. Va ricordato che per l’acquisto di attrezzature del sistema redazionale, il sostegno redazionale e la ricerca d’avviamento del progetto AIA sono stati assicurati e spesi 183.708,00 euro, (e cioč 165.709,00 euro + 17.999,00 euro spese di gestione). L’attuazione del progetto non ha portato alcun introito in mezzi finanziari all’Unione Italiana e nemmeno alla Comunitŕ Nazionale Italiana.

CIPO di Pola
In riferimento al CIPO di Pola, giŕ all’Assemblea dell’Unione Italiana di Buie del 1992, come riporta “La Voce del Popolo” del 2 marzo 1992 , il prof. Giovanni Radossi “ha espresso il timore che invece di rimpinguare le casse dell’Unione, il progetto finisca con il pesare sulle stesse”; ed č stato proprio cosě. Presentato e approvato come un progetto “imprenditoriale”, il CIPO non ha realizzato alcun introito ma ha pesato sui mezzi finanziari pubblici a favore della Comunitŕ Nazionale Italiana.
All’Assemblea di Buie del 1992, come riporta “La Voce del Popolo”, “Radin ha risposto ai dubbi riguardanti il CIPO rilevando che il progetto ha due dimensioni: una interna alla minoranza, l’altra concernente offerte di servizi per conto terzi. Egli ha chiesto che gli venga concessa una soluzione giuridica provvisoria di un anno per poter dare modo a questo centro di organizzarsi ad accedere ai mezzi dello Stato e in quanto per lavorare per conto terzi serve un nucleo di specialisti in grado di farlo e ciň non puň essere fatto subito”. 
Ci sono voluti 15 anni per comprendere che il progetto CIPO ha avuto ed ha una sola dimensione, quella interna alla minoranza (sovvenzionata da mezzi finanziari pubblici) e che l’altra concernente offerte di servizi per conto terzi non č stata mai avviata; e con l’approvazione della delibera di “trasformazione del CIPO da s.r.l. in ente non profit da parte dell’Assemblea dell’Unione Italiana il 16 luglio 2007 a Umago si č rinunciato ad avviare qualsiasi attivitŕ a favore di terzi e quindi a qualsiasi possibilitŕ di “rimpinguare le casse” dell’Unione Italiana ossia della Comunitŕ Nazionale Italiana. Come mai questo cambiamento dopo 15 anni? Ci si č resi conto di esserne incapaci oppure di aver sbagliato 15 anni fa? Perché un’altra istituzione non profit accanto a quelle giŕ esistenti? Il CIPO, approvato come progetto “imprenditoriale” e fondato come societŕ commerciale, avrebbe dovuto gettare le basi di un’autonomia finanziaria della Comunitŕ Nazionale Italiana e invece non ha fatto altro che pesare sui fondi pubblici, prevalentemente dello Stato italiano. Trattasi di oltre 500.000,00 euro devoluti per l’attivitŕ del CIPO, una somma considerevole che non ha prodotto alcuna ricaduta finanziaria per l’Unione Italiana ovvero per la Comunitŕ Nazionale Italiana. E’ difficile ammettere dopo 15 anni di aver sbagliato, ma onestŕ intellettuale e morale vuole che si abbia il coraggio di ammettere gli errori per poter intraprendere azioni volte al miglioramento e allo sviluppo.
Nell’ambito di questo punto all’ordine del giorno dell’Assemblea dell’Unione Italiana, che si č tenuta il 16 luglio 2007 a Umago, purtroppo (stando almeno all’articolo incentrato sui lavori dell’Assemblea pubblicato su “La Voce del Popolo” del 18 luglio 2007) nessuno dei consiglieri presenti ha posto alcuna domanda, nessuno ha richiesto un Resoconto relativo all’iniziativa “CIPO s.r.l. di Pola” (incentrato sugli obiettivi raggiunti e quelli mancati, come pure sulle responsabilitŕ in merito), nessuno aveva nulla da dire o chiedere; evidentemente a tutti i consiglieri tutto risulta chiaro, trasparente, positivo, gestito nel migliore dei modi e non si tratta di malagestione dei mezzi pubblici. Sarŕ, forse, per compiacere ai rappresentanti dell’Unione Italiana che della loro funzione hanno fatto la propria professione? Sarŕ, forse, perché proprio loro, quali “insostituibili” dirigenti della Comunitŕ Nazionale Italiana, sono (stati) coinvolti e quindi anche direttamente corresponsabili per tale affare mal fatto? E, come sempre accaduto negli ultimi 15 anni, nessuno ha il coraggio di esprimere un parere contrario per non venir “sacrificato” sull’altare della “Patria minoritaria”?

Cantina vinicola di Verteneglio
Il Contratto relativo all’iniziativa socioeconomica č stato sottoscritto il 10 gennaio 2002 ed ha comportato un investimento pari a 288.000,00 euro a nome e per conto dell’Unione Italiana, con un ritorno di 288.000,00 euro (cessione alla TEA s.r.l. di Brunico di 21.056 azioni, ovvero il 32%, della Otium s.p.a. di Verteneglio detenute dalla Finistria s.r.l. di Fiume al valore nominale per un importo corrispondente a 2.105.600,00 kune) e in piů 6.000,00 euro (pagamento da parte della TEA di un sovrapprezzo minimo) dopo 7 anni trascorsi dall’approvazione del progetto (ovvero 5 anni dalla firma del contratto di partecipazione all’aumento di capitale della societŕ Otium s.p.a di Verteneglio). Tenuto conto del fatto che se il medesimo importo fosse stato depositato in una banca avrebbe prodotto degli utili/interessi di gran lunga maggiori di quelli riscossi non si puň che constatare che il progetto č stato fallimentare.
All’Assemblea dell’Unione Italiana, tenutasi il 9 ottobre 2006 a Dignano, i consiglieri presenti hanno approvato la “Delibera di autorizzazione di cessione delle quote detenute dalla societŕ Finistria s.r.l. di Fiume nella Otium s.p.a. di Verteneglio” senza richiedere un Resoconto sull’iniziativa “Cantina vinicola di Verteneglio” (incentrato sugli obiettivi raggiunti e quelli mancati, come pure sulle responsabilitŕ in merito), nessuno aveva nulla da dire o chiedere; evidentemente a tutti i consiglieri tutto risulta chiaro, trasparente, positivo, gestito nel migliore dei modi e non si tratta di malagestione dei mezzi pubblici. Sarŕ, forse, per compiacere ai rappresentanti dell’Unione Italiana che della loro funzione hanno fatto la propria professione? Sarŕ, forse, perché proprio loro, quali “insostituibili” dirigenti della Comunitŕ Nazionale Italiana, sono (stati) coinvolti e quindi anche direttamente corresponsabili per tale affare mal fatto? E, come sempre accaduto negli ultimi 15 anni, nessuno ha il coraggio di esprimere un parere contrario per non venir “sacrificato” sull’altare della “Patria minoritaria”?

In generale, in riferimento ai progetti imprenditoriali che avrebbero dovuto creare la tanto auspicata base economica allo scopo di giungere ad un’autonomia finanziaria della CNI, possiamo constatare che :
1. il rinnovo tecnologico della Casa editrice EDIT di Fiume ha comportato un investimento dell’importo pari a oltre 3,2 milioni di euro  con un ritorno approssimativo di 1.790.000,00 euro in 14 anni di durata del progetto – il che risulta insufficiente e insoddisfacente;
2. la costituzione dell’Agenzia Informativa Adriatica (AIA) s.r.l. con sede a Capodistria ha comportato un investimento pari a 183.700,00 euro con nessun ritorno in mezzi finanziari dopo 15 anni trascorsi dall’approvazione del progetto – il che risulta insufficiente e insoddisfacente;
3. la costituzione e l’attivitŕ del CIPO s.r.l. con sede a Pola ha comportato un investimento di oltre 500.000,00 euro di mezzi finanziari pubblici (per progetti, ricerche, attrezzature, ecc.) con nessun ritorno finanziario dopo 15 anni trascorsi dall’approvazione del progetto che non ha fornito alcun servizio a terzi – il che risulta insufficiente e insoddisfacente;
4. l’iniziativa socioeconomica Cantina vinicola di Verteneglio ha comportato un investimento pari a 288.000,00 euro con un ritorno di 288.000,00 euro e in piů 6.000,00 euro (pagamento da parte della TEA di un sovrapprezzo minimo) dopo 7 anni trascorsi dall’approvazione del progetto, ovvero 5 anni dalla firma del contratto – il che risulta insufficiente e insoddisfacente.

Per i risultati (non) conseguiti, che stando ai dati seppur approssimativi e sommari risultano insufficienti e insoddisfacenti, qualcuno dovrebbe assumersi anche le relative responsabilitŕ, ed in merito lascio a coloro che hanno partecipato, deciso, approvato, gestito i singoli progetti di esprimersi in merito e di trarne le dovute conclusioni. Trattasi naturalmente, tra gli altri, dei soliti rappresentanti che della loro funzione hanno fatto la loro professione e che forse, anche per le questioni sopra elencate non “mollano”, per paura che qualcuno possa rispolverare tutta la documentazione relativa e possa giungere a dei risultati ancora peggiori con conseguente richiamo alla responsabilitŕ non solo di carattere morale ma anche di altro genere.
Voglio concludere ricordando la dichiarazione rilasciata a “La Voce del Popolo” dall’allora Presidente della Giunta esecutiva, Maurizio Tremul, dopo l’Assemblea dell’Unione Italiana di Buie del 28 febbraio 1992, che cito : “Il problema č di allargare la cerchia dei collaboratori e trovare quei profili professionali che possano operare con cognizione di causa nei vari settori. E’ un’esigenza di cui sentiamo grande bisogno, perché ne siamo sprovvisti e molti di noi sono costretti a fare i «tuttologi», me compreso. Io vorrei un giorno tornare a fare l’insegnante, la mia professione, e lasciare la politica ai politici, l’economia agli economisti, e cosě via. Quindi invito i connazionali che hanno delle potenzialitŕ, delle professionalitŕ di far sapere che esistono e che sono disposti a collaborare. Il nostro impegno sarŕ di fare in modo che entrino nelle strutture in cui possono realizzare la loro professionalitŕ, aiutando se stessi e tutta la collettivitŕ”.
Mi sembra che ci sia ben poco da commentare o aggiungere a tale dichiarazione, visto l’evolversi della situazione nell’ambito della Comunitŕ Nazionale Italiana dal 1992 ad oggi. Bisogna soltanto avere pazienza, perché prima o poi ci si accorgerŕ di tutto e verrŕ il momento in cui i “tuttologi”, che negli ultimi 15 anni si sono dilettati a fare i politici, gli economisti, i letterati, i ricercatori, i poeti e quant’altro, verranno esonerati.
I “dati di fatto” sopra elencati sono una lampante, innegabile dimostrazione che c’č qualcosa che non va, non funziona in seno al sistema Unione Italiana, che c’č qualcosa di “marcio nel regno di Danimarca” direbbe l’Amleto di Shakespeare.
In riferimento alle iniziative socioeconomiche che avrebbero dovuto gettare le basi di una possibile futura autonomia finanziaria della Comunitŕ Nazionale Italiana, quindi, al quesito se poteva anche andare peggio (?) non ci rimane che rispondere : no, peggio di cosě non poteva e non puň andare.

Ultimo aggiornamento Sabato 21 Marzo 2009 15:11
 
hrvatskiitaliano

Manifesti

Vox populi

Il sito web č indipendente, in costante aggiornamento e soggetto ad ampliamento. Questo spazio č libero, gratuito e a disposizione di tutti coloro che vogliono rendere pubblica la propria opinione e che, purtroppo, non sono riusciti ad ottenere un riscontro positivo da parte dei mezzi d'informazione presenti sul territorio istro-quarnerino.

I pareri, le proposte, le idee, i commenti vanno inviati alla seguente e-mail:

voxpopuli@silvanozilli.com

 


Get the Flash Player to see this player.