Scritto da Zilli |
Mercoledì 06 Giugno 2012 13:29 |
Nella sua edizione del 4 giugno 2012, “La Voce del Popolo” riporta integralmente gli interventi del Console generale d’Italia a Fiume, Renato Cianfarani, e del Presidente dell’Unione Italiana e deputato della Comunitŕ Nazionale Italiana al Parlamento croato, Furio Radin, al ricevimento ad Abbazia in occasione della Festa della Repubblica Italiana. Non abbiamo fondamentalmente nulla da eccepire sull’intervento del Console generale dal titolo “Agli italiani di queste terre la stima e il sostegno dell’Italia”, mentre l’intervento del “deputato a vita” dal titolo “Per noi il lavoro italiano č stato importante ancora prima che lo diventasse per il mondo” ci ha fatto ridere per la sua ipocrisia. Furio Radin ha rilevato di voler dedicare il suo discorso di quest’anno “a quel concetto precario, insicuro, umiliato nella sua essenza, ma proprio per questo mai tanto fortemente sentito, che č il lavoro”.
E, quindi, si č prodigato a parlare del lavoro, della Repubblica Italiana fondata sul lavoro, del lavoro che crea l’uomo, dell’ammirazione per l’immensa creativitŕ della nazione italiana, del “made in Italy” come oggetto di desiderio di tutti, della precarietŕ del posto di lavoro soprattutto per i giovani, della convinzione che l’Italia uscirŕ dalla crisi a testa alta, del lavoro italiano che con umana solidarietŕ ha permesso a molta gente istriana, fiumana, quarnerina e dalmata di percepire una pensione senza la quale la situazione sociale nei nostri territori sarebbe stata molto piů grave, della difesa del lavoro con tutte le forze, poiché č proprio sull’occupazione che si combatteranno le battaglie piů cruente del futuro, ecc., finendo il discorso con un, mai sentito come quest’anno, “Viva l’Italia”. Sono particolarmente due le frasi che ci hanno fatto ridere per la loro ipocrisia e le citiamo: -“Per noi il lavoro italiano č stato importante ancora prima che lo diventasse per il mondo, proprio perché siamo in possesso di una speciale lente di ingrandimento, uno strumento che ha soltanto chi ha lottato ogni giorno per rimanere italiano”; -“Non possiamo che augurarci a vicenda tanta fortuna e rimboccarci le maniche”. Come si fa a prendere sul serio una persona che da vent’anni non ha fatto null’altro che l’italiano di professione (dal 1992 č deputato della Comunitŕ Nazionale Italiana al Parlamento croato e dal 2006, contemporaneamente, Presidente dell’Unione Italiana), mentre in precedenza era inesistente nell’ambito della Comunitŕ Nazionale Italiana, poiché indaffarato a Zagabria a tutt’altre faccende? Certo che per lui il “lavoro (di) italiano” č stato importante, perché dell’italianitŕ ha fatto la sua professione per vent’anni. Č altrettanto certo che di fortuna ne ha avuta parecchia, dato che per il mestiere di italiano percepisce uno stipendio mensile e varie retribuzioni e privilegi che coloro che si sono rimboccati e si rimboccano le maniche possono solo sognarseli. Come si fa a prendere sul serio una persona che dell’italianitŕ ha fatto la sua professione (disponendo cosě mensilmente di circa 7.000,00 euro), che si č assicurata una “pensione d’oro” e che poi si permette anche di parlare del lavoro, e soprattutto del lavoro precario? Per ipocrita si definisce la persona che afferma una determinata idea e poi si comporta in una maniera contraddittoria ad essa; č chi predica bene e razzola male. Mentre ci si trova in gravi difficoltŕ economiche, dovute principalmente ai politici, questi continuano a parlare e si permettono di impartire lezioni sul lavoro, sulla crisi economica, ecc. Le loro colpe vengono da sempre riversate e continuano a riversarsi sulla gente comune, costretta a sacrifici. Coloro che non sanno cosa sia e significhi effettivamente lavorare, coloro che sono i principali responsabili per aver creato generazioni condannate a non avere un futuro e generazioni “cavie”, su cui č stata sperimentata e si sperimenta ogni tipologia di riforma sociale (compresa l’attuale egemonia capitalistico-finanziaria permessa dai politici strapagati), coloro che non hanno fatto e non stanno facendo nulla per abbattere il debito pubblico, per tagliare i costi e i privilegi della politica, per l’occupazione giovanile e per la crescita economica, coloro che sono i principali responsabili della situazione di disastro in cui ci troviamo pretendono di impartirci lezioni, di essere ascoltati, creduti, di essere presi sul serio. E come non ridere di tutto ciň? Ascoltandoli, vedendoli e leggendoli viene da chiedersi: ma dove vivono queste persone e in quale rappresentazione della realtŕ sono inserite le loro vite? Probabilmente, essi vivono in una realtŕ parallela, lontana dalla vita reale e dalle innumerevoli problematiche quotidiane cui devono far fronte i semplici e comuni cittadini-elettori, essi sono al riparo da tutti i pericoli che gravano sull’esistenza umana, essi vivono una vita che nulla ha in comune con coloro di cui dovrebbero rappresentare i bisogni, le istanze. Se non si ritrova una giustizia sociale, un’uguaglianza di fronte alle leggi, un’onestŕ d’intenti, delle regole condivise nei comportamenti della politica, se si assiste impotenti alle manifestazioni di arroganza di un potere politico disonesto, se si assiste al logoramento del senso etico e del rigore morale, allora č indispensabile un ricambio totale dell’intera classe politica. Oggi non č piů possibile operare distinzioni tra coloro che ci hanno “sgovernato” da decenni, occorre l’azzeramento totale della “casta politica” che ci ha portato alla rovina. Solo dopo tale operazione si potrŕ procedere alla “fondazione” di un modo nuovo di concepire il mandato politico, l’impegno sociale, la delega a operare per il bene comune in nome di ideali condivisi, con dedizione, sacrificio, dignitŕ, trasparenza e consapevolezza, diventando un esempio etico per chiunque. Solo cosě potremo tornare a guardare alla politica e ai suoi rappresentanti come a reali mandatari dei nostri interessi e della nostra volontŕ. |
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